Aristotele: L'Uomo è l'animale parlante

"...Perciò è chiaro che l’uomo è un animale più socievole di qualsiasi ape e di qualsiasi altro animale che vive in greggi. Infatti, secondo quanto sosteniamo, la natura non fa nulla invano, e l’uomo è l’unico animale che abbia la favella: la voce è segno del piacere e del dolore e perciò l’hanno anche gli altri animali, in quanto la loro natura giunge fino ad avere e a significare agli altri la sensazione del piacere e del dolore; invece la parola serve a indicare l’utile e il dannoso, e perciò anche il giusto e l’ingiusto. E questo è proprio dell’uomo rispetto agli altri animali: esser l’unico ad aver nozione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto e così via..."

(Politica, in Politica e Costituzione di Atene di Aristotele)

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venerdì 27 marzo 2015

Non è che questo il vero amore…guardarlo e dimenticarsi del mondo, perdersi nei suoi abbracci, nei suoi baci, nei suoi morsi…sentirne il profumo e inebriarsi l’anima…accarezzarlo e non avere più bisogno di altro…l’amore vero che da senso alla vita, l’amore che mi fa crescere ogni giorno di più…l’amore sei tu, con quegli occhi, quelle labbra, quelle manine, quel tutto… grazie per  i due anni d’amore che mi hai già regalato… 23 Marzo 2015 Buon Compleanno, Giulio.

venerdì 19 dicembre 2014

NON INSEGNATE AI BAMBINI…
Un bambino risponde «grazie» perché ha sentito che è il tuo modo di replicare a una gentilezza, non perché gli insegni a dirlo.
Un bambino si muove sicuro nello spazio quando è consapevole che tu non lo trattieni, ma che sei lì nel caso lui abbia bisogno di te.
Un bambino quando si fa male piange molto di più se percepisce la tua paura.
Un bambino è un essere pensante, pieno di dignità, di orgoglio, di desiderio di autonomia, non sostituirti a lui, ricorda che la sua implicita richiesta è «aiutami a fare da solo».
Quando un bambino cade correndo e tu gli avevi appena detto di muoversi piano su quel terreno scivoloso, ha comunque bisogno di essere abbracciato e rassicurato; punirlo è un gesto crudele, purtroppo sono molte le madri che infieriscono in quei momenti. Avrai modo più tardi di spiegargli l’importanza del darti ascolto, soprattutto in situazioni che possono diventare pericolose. Lui capirà.
Un bambino non apre un libro perché riceve un’imposizione (quello è il modo più efficace per fargli detestare la letteratura), ma perché è spinto dalla curiosità di capire cosa ci sia di tanto meraviglioso nell’oggetto che voi tenete sempre in mano con quell’aria soddisfatta.
Un bambino crede nelle fate se ci credi anche tu.
Un bambino ha fiducia nell’amore quando cresce in un esempio di amore, anche se la coppia con cui vive non è quella dei suoi genitori. L’ipocrisia dello stare insieme per i figli alleva esseri umani terrorizzati dai sentimenti.
«Non sono nervosa, sei tu che mi rendi così» è una frase da non dire mai.
Un bambino sempre attivo è nella maggior parte dei casi un bambino pieno di energia che deve trovare uno sfogo, non è un paziente da curare con dei farmaci; provate a portarlo il più possibile nella natura.
Un bambino troppo pulito non è un bambino felice. La terra, il fango, la sabbia, le pozzanghere, gli animali, la neve, sono tutti elementi con cui lui vuole e deve entrare in contatto.
Un bambino che si veste da solo abbinando il rosso, l’azzurro e il giallo, non è malvestito ma è un bambino che sceglie secondo i propri gusti.
Un bambino pone sempre tante domande, ricorda che le tue parole sono importanti; meglio un «questo non lo so» se davvero non sai rispondere; quando ti arrampichi sugli specchi lui lo capisce e ti trova anche un po’ ridicola.
Inutile indossare un sorriso sul volto per celare la malinconia, il bambino percepisce il dolore, lo legge, attraverso la sua lente sensibile, nella luce velata dei tuoi occhi. Quando gli arrivano segnali contrastanti, resta confuso, spaventato, spiegagli perché sei triste, lui è dalla tua parte.
Un bambino merita sempre la verità, anche quando è difficile, vale la pena trovare il modo giusto per raccontare con delicatezza quello che accade utilizzando un linguaggio che lui possa comprendere.
Quando la vita è complicata, il bambino lo percepisce, e ha un gran bisogno di sentirsi dire che non è colpa sua.
Il bambino adora la confidenza, ma vuole una madre non un’amica.
Un bambino è il più potente miracolo che possiamo ricevere in dono, onoriamolo con cura.

(Giorgio Gaber “Non insegnate ai bambini”)

sabato 13 dicembre 2014

11 Novembre 2014

«Io mi diverto ad avere trent’anni, io me li bevo come un liquore i trent’anni: non li appassisco in una precoce vecchiaia ciclostilata su carta carbone. Ascoltami, Cernam, White, Bean, Armstrong, Gordon, Chaffee: sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. Siamo un campo di grano maturo, a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po’ ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna: e allora com’è che in voi non è così? Com’è che sembrate i miei padri schiacciati di paure, di tedio, di calvizie? Ma cosa v’hanno fatto, cosa vi siete fatti? A quale prezzo pagate la Luna? La Luna costa cara, lo so. Costa cara a ciascuno di noi: ma nessun prezzo vale quel campo di grano, nessun prezzo vale quella cima di monte. Se lo valesse, sarebbe inutile andar sulla Luna: tanto varrebbe restarcene qui. Svegliatevi dunque, smettetela d’essere così razionali, ubbidienti, rugosi! Smettetela di perder capelli, di intristire nella vostra uguaglianza! Stracciatela la carta carbone. Ridete, piangete, sbagliate. Prendetelo a pugni quel Burocrate che guarda il cronometro. Ve lo dico con umilità, con affetto, perché vi stimo, perché vi vedo migliori di me e vorrei che foste molto migliori di me. Molto: non così poco. O è ormai troppo tardi? O il Sistema vi ha già piegato, inghiottito? Sì, dev’esser così»

Oriana Fallaci
-Il sole muore, 1965 Rizzoli-

lunedì 24 novembre 2014

il "concorso" ...RIFLESSIONI


A volte quello che può sembrare un progresso può in realtà rivelarsi una sconfitta. Il fatidico concorso nazionale, tanto desiderato e atteso da moltissimi studenti, nato principalmente per dare maggiore opportunità di ingresso nelle Scuole di specializzazioni ai neo-laureati, non è stato altro che l’ennesimo fallimento di un sistema che non va, uno Stato in cui si è perso il valore di tutto anche del vero significato dell’essere medico.                      
 Il concorso nazionale è stata una delusione e non solo perché si davano poco più di 5000 contratti non tenendo conto degli oltre 10000 aspiranti specializzandi, laureati e disoccupati, ma perché ormai non si conosce più l’importanza di essere medico, non è valorizzata la passione, l’amore, la vocazione ma tutto si risolve in mera “fatalità” e “fortuna”, una “X” che decide per il tuo futuro, un test prettamente “super specialistico” da manuale di medicina interna a cui nemmeno i professori stessi saprebbero rispondere e poi…ancora un test, l’ennesimo test, dopo quello per l’ingresso al corso di studio, quello per l’abilitazione e alla fine pure per la specializzazione. Ormai essere medico significa saper indovinare una “X” ! Sgomenta, sconcertata e rammaricata ho assistito a discorsi di aspiranti specializzandi che dicevano di tentare sei scuole perché previste dal bando e di SPERARE di piazzarsi in almeno una di quelle, indipendentemente da quale, pur di “salvarsi”, pur di riuscire a non perdere un  altro anno, nel caso togliendo, grazie a un colpo di fortuna, un posto a chi quella scuola l’aveva da sempre sognata.                                  
 Non vorrei chiedere troppo ma vorrei che si riflettesse almeno per cinque minuti su questa situazione, che tipi di medici sfornerebbe questo sistema? Non ci saranno più medici premurosi nelle cure, attenti, delicati, sensibili, medici che penetrano l’animo dei pazienti e ne capiscono la malattia, bensì medici che si ritrovano lì per pura casualità.            
Questo concorso dà la parvenza di valutare il sapere scientifico e le abilità tecniche ma non lo fa affatto, essere medico è tutt’altro quello che “valuta” questo concorso… si parla di vera saggezza, compassione, pazienza, capacità di dare conforto umano, sensibilità per un paziente, abilità totalmente trascurate nell’attuale programma concorsuale.                    
 Non è una “X” che fa di un uomo un bravo medico, non è la “fortuna” che dà lavoro, si DEVE avere passione per una determinata scuola, per una determinata materia, per una professione e basta, niente tentativi, niente colpi di fortuna! Una graduatoria nazionale non giudica ma distrugge, e poi, se proprio si è costretti ad assecondare queste nuove regole che almeno siano uguali per tutti, è impossibile competere con computer, internet, cellulari, ipad, è impossibile per la mia mente, per quanto possa conoscere la medicina, raggiungere il punteggio di altri che hanno collaborato o hanno trovato l’aiuto in dispositivi elettronici. 
Le regole dovrebbero valere per tutti.                                                                             
Io voglio fare il medico con tutto il mio cuore, io voglio diventare medico per assistere il mio prossimo ma per questo ho perso tutto. Non è più la passione che ci deve guidare ma la “fame” di potere, la “voracità” di prevalicare sull’altro, “homo homini lupus” anche in  questo caso sebbene dovrebbe trattarsi delle più nobili delle professioni.                               
Nonostante tutto guarderò ancora con fiducia il mio scopo: diventare un bravo medico. Questo concorso può impedire di ottenere un titolo, può impedire il camice bianco, può impedire che vinca la vera vocazione, ma non può impedirmi di parlare. Ci sono tante spine in tutto ciò che è successo, ma la più grande e la più dolorosa è che non si sa più chi davvero chiamare MEDICO.

Anna Rita T.

venerdì 14 dicembre 2012



Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. 

Infuse nell'uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso. 
Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe.
Se solo fossero più fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di un'eterna giovinezza.
La vita umana non è altro che un gioco della Follia.

Erasmo da Rotterdam, "Elogio alla follia"

mercoledì 23 maggio 2012

"Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali,

quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana."


J. F. Kennedy
 

sabato 19 maggio 2012

La libertà è come l'aria: si vive nell'aria;



se l'aria è viziata, si soffre;


se l'aria è insufficiente, si soffoca;


se l'aria manca si muore.






Luigi Sturzo





giovedì 17 maggio 2012

Dal profondo della notte che mi avvolge buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro, ringrazio qualunque Dio esista per l'indomabile anima mia. Nella feroce morsa delle circostanze non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia. Sotto i colpi d'ascia della sorte il mio capo è sanguinante, ma indomito. Oltre questo luogo di collera e lacrime incombe solo l'Orrore delle ombre eppure la minaccia degli anni mi trova, e mi troverà, senza paura. Non importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la vita. Io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima.



dal film "Invictus" di Clint Eastwood

martedì 17 aprile 2012

"...Non ho mai parlato di lui fino ad ora, con nessuno, neanche con tuo nonno... Il cuore di una donna è un profondo oceano di segreti. Ma ora sapete che c'era un uomo di nome Jack Dawson, e che lui mi ha salvata, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata. Non ho niente di lui, neanche una sua foto... Vive solo nei miei ricordi..."



dal film "Titanic" di James Cameron




lunedì 16 aprile 2012

L'Italia
ERA
una Repubblica fondata sul lavoro!

(neo-art.1 Costituzione)


venerdì 16 marzo 2012

il mio "suicidio" da facebook

Come ogni mezzo o strumento messo a disposizione della gente che a seconda di come lo si utilizza cambia la sua utilità o perde il suo significato, anche Facebook può rivelarsi utile e produttivo oppure può trasformarsi in una pericolosa arma di distrazione di massa… nasce come social network per mettersi in contatto con amici, parenti o conoscenti che per vari motivi sono lontani però poi diventa strumento di controllo, spionaggio o addirittura il modo per insultare, rimproverare qualcuno, perdendo il valore del dialogo e riducendosi a semplici topic che diventano frecciate indirette…

Di tutto alla fine da uso se ne fa abuso…ecco alcuni motivi per cui sono arrivata ad odiare questo social network dal profondo del cuore e a liberarmene prontamente… benché molto spesso mi senta quasi “fuori dal mondo” dato che ormai sei un’aliena se “non stai su fb” come fai “a organizzarti con gli amici per la serata, a sapere notizie dell’univ, a socializzare”, ma stiamo impazzendo? E il telefono perché esiste? È questo che mi porta a scocciarmi delle cose…l’abuso, la nausea...


Facebook è questo ormai:
• richieste di amicizia da parte di gente che apparentemente non conosci (né ti conosce) e che si guarda bene dall’aggiungere due righe per farti capire chi diavolo sia,però poi ti incontra per strada e finge di non vederti;
• richieste di amicizie di falsi contatti di persone che realmente conosci ma vuole farsi i fatti tuoi in comodo anonimato;
• se un ipotetico pinco pallino decide di non iscriversi su Facebook subito parte il gruppo pubblico “Quelli che vogliono Pinco Pallino su Facebook” infarcendolo di sue fotografie;
• Poi le applicazioni intelligenti che possono sfregiare la pagina personale con messaggi del tipo “Il tuo amico X ha risposto alla domanda se faresti sesso ECC ECC. Clicca qui per sapere cosa ha detto“. Ma per favore;
• Convincere i polli del fatto che, raggiungendo un milione di adesioni ad un gruppo di Facebook, si possano diminuire gli stipendi di parlamentari e senatori, si possa dire no al nucleare o magari si possa addirittura ottenere la pace nel mondo;
• Poi ci sono quelli che, semplicemente aderendo ad un gruppo, credono di poter trovare il proprio sosia, scoprire a quale celebrità somiglino, inviare sms gratis, sbirciare in tutti i profili senza dover richiedere l’amicizia, sapere chi visita la propria pagina, attivare una fantomatica videochat o addirittura guadagnare dei soldi;
• Ancora…ci sono molti che pensano che Internet è Facebook, riducendo le infinite potenzialità della rete ad un social network di spionaggio;
• E infine l’ultima frontiera della rottura di coglioni: l’uso (ed abuso) dei tag di Facebook per costringerti,tramite gli amici in comune,ad avere un’informazione forzata, a vedere una foto o, peggio ancora,a leggere un insulto.


Ma in tutto questo ci chiediamo dove sia andata a finire la nostra intelligenza o la nostra cultura? Più il tempo passa e più si perdono valori importanti…ma io non ci sto e mi sono disintossicata.


Questo per spiegare a tutti quelli che ancora me lo chiedono la mia scelta di “non stare più su facebook”.
Però poi ci rifletto e penso…la colpa non è certo poi di Facebook...

Anna Rita





mercoledì 14 marzo 2012

13 marzo 2012...5 anni dopo...


E' sempre tutto una corsa continua ed interminabile...corri appena sveglia,corri a prendere il treno,corri dietro ai professori,corri a studiare,corri a fare gli esami,corri perchè c'è da finire,corri per lavorare,corri per sposarti ...corri...si corre sempre nella vita...si corre  come matti,come se qualcuno ci venisse dietro con un tridente infuocato,un pò come nel girone di Dante....corriamo per andare dove?
E non ci accorgiamo che alla fine pure la vita corre con noi...
vogliamo ottenere tutto e al più presto e ci sfugge il vero motivo per cui è iniziata quella corsa...ci sfugge il senso di ogni cosa....e a che serve tutto questo?
In questo giorno,come ogni anno,non posso fare altro che soffermarmi seriamente sul vero senso della vita e ricordare che in fondo siamo solo di passaggio...
non posso fare altro che tirare un sospiro e fermarmi un attimo...

ti penso e chissà se lo stai facendo anche tu.

Anna Rita

venerdì 2 marzo 2012

la belleza de un recuerdo...y la nostalgia!

       
"Dale limosna mujer,
que no hay en la vida nada
 como la pena de ser
ciego en Granada..."